Silvia Elena Resta, artista equestre tra le più apprezzate e conosciute in Italia,
vanta nobili origini Russe.
Vassili Sumbatoff, bisnonno di Silvia Elena, in Russia è conosciuto per essere stato un apprezzato poeta, e la famiglia Sumbatoff vanta un altro importante membro: Sumbatoff Yuzhin drammaturgo e direttore del piccolo teatro di Mosca. A loro volta furono discendenti da una dinastia di cavalieri Giorgiani e Armeni. Si può così spiegare l'innata passione per il mondo del cavallo.

Silvia Elena inizia a cavalcare da bambina, allieva di Paola Donarini, campionessa italiana di equitazione western, grazie a suo nonno Luigi che all'epoca lavorava per il signor Donarini, direttore della rivista equestre “Western Journal”. Grazie agli insegnamenti della sua maestra Silvia ha conseguito, durante la sua carriera agonistica, il titolo di campionessa italiana Youth di Western Pleasure e Trail Horse, nel ‘90. Successivamente passa un periodo presso le scuole ippiche di galoppo a Doncaster (Inghilterra). In quegli anni potè ammirare una delle rinomate performance di Mario Luraschi, in cui la sua compagnia di cavalieri acrobatici si esibiva in una spettacolare battaglia medioevale. Da quel momento in poi Silvia Elena si dedicherà all’Alta Scuola Spagnola, formandosi attraverso la scuola del maestro Guido Guidi e passando del tempo presso i cavalieri della Real Esuela di Jeres della Frontiera (Spagna). Nello stesso periodo acquisisce il titolo di Istruttore F.I.S.E. (Federazione Italiana Sport Equestri) e successivamente il titolo di istruttore S.I.A.E.C. (Società Italiana di Arte Equestre Classica), affiliata U.I.S.P.
Il suo primo spettacolo e quello della rievocazione di Urbino nella ‘97. In quel periodo la falconeria diventa uno dei suoi interessi, destinata ad essere incorporata nelle sue presentazioni equestri e nelle varie rievocazioni storiche a cui partecipa.
Ispirata dagli spettacoli “Zingaro’” di Bartabas e dal Teatro del Centauro di Manolo, entrambi francesi,
Silvia Elena si dedica alla preparazione di spettacoli di Teatro Equestre lavorando sull’unione delle arti performative circensi con l’equitazione e la presenza in scena dei cavalli. Tutti gli studi e gli sforzi sono così confluiti nella creazione, nel 2000, della Compagnia di Teatro Equestre “Le Zebre”, che attualmente ha sede presso l'ippodromo del Savio, a Cesena.
La sua prima performance di successo è “Madame Butterfly”, presentata a “Horse Lyric” (Verona) nel 2006. Lo stesso anno vince la rassegna delle Regioni a Cavallo di Leonessa con lo spettacolo “Amarcord”. Tra gli eventi più importanti a cui ha partecipato si annoverano “Il gran ballo della Cavalchina” al Teatro la Fenice (Venezia), “In Viaggio da Itaca“ al teatro Bonci (Cesena), varie edizioni di “Horse Lyric”, “Oriental Image”, e la prima data italiana del tour internazionale “Appassionata” (Milano-Mazda Palace).
“Il lavoro dell’artista equestre è affascinante e nello stesso tempo particolarmente difficile, per la fantasia coreografica che esige, per il rigore tecnico che pretende, ma anche per le grandi soddisfazioni che offre nel momento in cui attimi magici e irripetibili vengono offerti al pubblico, che di quello spettacolo porterà un’indelebile memoria.
Il mio rapporto con i cavalli credo che sia legato al mio bisogno di espressione e al contempo di libertà.
La necessità di esprimermi, in delle forme creative (mi piacerebbe poter affermare anche artistiche, ma dovrebbe giudicare il pubblico) nasce dall’amore per l’arte e per la bellezza. Il cavallo è bellezza e forza, elementi che possono sprigionare grande espressività. Come la danza o la recitazione.
Andare a cavallo (e il rapporto con i cavalli) è un grande esercizio di introspezione, ma grazie allo spettacolo questi sentimenti possono poi rivolgersi all’esterno, verso gli altri, nella speranza che delle emozioni giungano e facciano vibrare gli animi.
Andare a cavallo è poesia.
E’ anche libertà. Come disse uno scrittore: “montando a cavallo prendiamo in prestito la libertà”. L’illusione, quanto meno, di essere liberi.
Credo derivi dal fatto che è sempre e comunque una gioia montare a cavallo e stare vicino ai cavalli: intima gioia che sentiamo solo nostra e che nessuno ci potrà togliere.
Quello per i nostri cavalli è un amore infinito ed inesauribile e in un mondo ormai “precario” diventa un bene preziosissimo. E’ indispensabile, oggigiorno, per dare un senso pieno a questo sentire, la conoscenza e il rispetto di questi animali. Per arrivare a ciò bisogna rivoluzionare l’idea di Equitazione: il cavallo non deve essere “oggetto” dei nostri corsi ma “soggetto”.
Solo percorrendo la strada della ricerca del benessere psico-fisico del cavallo e della sua comprensione potremmo portare in scena l’anima reale e pura del centauro: l’incontro tra Cavallo e Uomo.”
Per saperne di più sulle origini:



